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Ecomafia: un settore che non conosce crisi

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C’è un settore che non conosce crisi, tasse, burocrazia. E che non ha problemi con la stretta del credito operata dalle banche.
La mafia “green”: niente fatture, decisioni veloci e metodi spicci che ottengono quasi sempre il risultato voluto.
Il Rapporto Ecomafie 2013 di Legambiente è impietoso: 16,7 miliardi di euro di fatturato, 34.120 reati, 28.132 denunce, 8.286 sequestri di beni e proprietà. E poi 302 clan coinvolti in questo settore e 25 comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (erano 6 lo scorso anno).

Numeri a parte, si tratta dell’unico settore economico che “tira” in Italia, anche perchè al netto di tutto le pene per reati ambientali sono esigue.
Spesso pure e semplici multe, per non dire della valanga di condoni edilizi che negli ultimi 18 anni ha permesso di costruire di tutto, ovunque, togliendo inoltre alle procure la facoltà di ordinare la demolizione delle costruzioni abusive.

La crisi fa aumentare l’abusivismo, altro dato che ci fa saltare i nervi. Gli edifici legali di nuova costruzione sono passati da 305mila a 122mila, mente di case e palazzi abusivi se ne tirano su circa 30mila l’anno.

Quando poi la legge interviene, si muove con una lentezza disarmante: negli ultimi undici anni solo il 10% delle ordinanze di abbattimento sono state eseguite.

Passando in rassegna il report di Legambiente, si arriva ai rifiuti.
Crescono i traffici illegali: nel 2012 sono state sequestrate 14mila tonnellate, contro le 7mila dell’anno precedente.
E poi, per finire in serenità, i reati contro fauna e flora, aumentati del 6,4% rispetto al 2011.
Gli incendi sono cresciuti del 4,6%; i reati contro il patrimonio culturale, storico e ambientale hanno fatto registrare 1.026 furti di opere d’arte, 17mila oggetti trafugati, oltre 93mila reperti recuperati.